La preda

Irène Némirovky, La preda, Adelphi

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Ancora una volta lo sguardo lucido e la prosa tagliente di Irène Némirovky ci porta nei salotti borghesi della Parigi degli anni Trenta.

In piena crisi economica Jean-Luc Daguerne si affaccia alla vita ferito da un’infanzia infelice ma col cuore e la mente colme di belle speranze.
Le sue ingenue aspettative tuttavia sono destinate ad infrangersi di fronte alla cruda impossibilità di uno sbocco lavorativo che renda merito ai suoi studi sollevandolo dall’indigenza e il suo cuore inaridisce ben presto, avvilito dai calcoli borghesi della fanciulla amata -figlia di un banchiere ben introdotto negli ambienti politici- che si dichiara disposta a sposare senza amore un giovane dal ricco patrimonio pur di garantirsi un futuro di agi e frequentazioni altolocate.
Daguerne la sposerà con un raggiro, pur disprezzandola, anestetizzerà il suo cuore piegandolo alle logiche del potere e del successo, accetterà il compromesso e il doppio gioco, ignorando nel bisogno l’unico vero amico, predatore per scelta finché l’amore lo sorprenderà alle spalle trasformandolo nuovamente in preda.

Le sofferenze di una vita priva di affetti, consumata dall’ambizione ed impiegata ad indurire il proprio cuore fino a renderlo impermeabile ad ogni emozione, si riaffacciano d’un tratto e la disperazione di Daguerne per l’amore che gli viene negato è la somma di tutti i patimenti passati.
“Passiamo la vita a lottare, ansimanti, disperati. Ci crediamo vincitori, ma le umiliazioni, i fallimenti, le delusioni, le sconfitte, tutto questo resta acquattato dentro di noi, aspetta il momento giusto, e un giorno riemerge e ci soffoca, come se la fragilità del bambino stesse all’erta nel cuore dell’uomo, pronta a sconfiggerlo, pronta ad abbatterlo.”

Daguerne che, come molti dei protagonisti della Némirovky, ha fatto del successo un feticcio per poi scoprirne la vacuità, che osserva la mediocrità borghese con criticità ma che ne è egli stesso prigioniero, troppo tardi si scopre vulnerabile alla vita che scorre implacabile sui nostri errori.
Politica e finanza si intrecciano in questo romanzo in cui la sete di potere acceca e il fallimento economico è sempre in agguato.
Il successo arride malignamente all’uno o all’altro come una coperta che tirata su un lato lascia scoperti i piedi e l’ambizione senza scrupoli di Daguerne soccombe all’assenza di etica.
Quasi un secolo dopo l’attualità salta agli occhi.

Viv

23 pensieri riguardo “La preda

  1. Il brano che hai riportato è piuttosto coinvolgente e toccante, mi sembra una scrittura che sonda l’animo umano e le nostre sensazioni.
    Segno, da leggere nel futuro.
    La casa editrice, del resto, è garanzia di qualità per quanto mi riguarda.
    E sempre brava tu a presentare i libri che sono sul tuo comodino.
    Bacioni!

    1. Pensa che tra tutti “Suite francese” non è neppure il mio preferito…fortuna che non ho iniziato da lì 😉 se no magari mi sarei persa molto di bello. Io adoro i racconti ma purtroppo alcuni non sono ancora tradotti e non sono in grado di leggerli in originle.

      1. e pensa che io avevo iniziato suite francese ma poi l’avevo mollato lì…riprendendolo solo dopo un viaggio in Francia. Per scoprire poi che gli altri sono migliori.

  2. Questo libro me l’hanno regalato a Natale insieme a tanti altri e, non conoscendo l’autrice, l’avevo messo in coda. Incuriosito dalla tua recensione lo metterò presto in lettura.
    Nicola

  3. Non ho ancora letto questo libro, ma amo questa scrittrice, mi piace la sua prosa precisa, accurata, capace di scandagliare le emozioni e la loro “faccia nascosta”. E anche se le ambientazioni sono distanti temporalmente da noi, risultano di grande attualità le azioni umane che le animano, come del resto fai notare tu nella tua presentazione.

    1. Spero che l’idea del regalo non nasca per la somiglianza caratteriale col protagonista… Se così fosse bisogna correre si ripari, ché Daguerne non fa una bella fine. Un bacione cara Sandra!

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