Tote bag con manici in bambù

Tinte tenui per una tote bag impreziosita dai manici in bambù.
Il tessuto arredo non è di quelli pesanti e si adatta ai mesi primaverili e a quelli estivi a cui andiamo incontro.
Ci vuole un pizzico di carattere per indossarla ma i pezzi unici sono fatti per persone che non temono di distinguersi tra una folla di borse anonime.

Viv

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Astuccio personalizzato

Anche qui si tratta dell’ultimo ritaglio di un tessuto che ho molto amato e proprio per questo si meritava una bella personalizzazione.
E’ finito in una bustina ma questa volta per le impunture ho utilizzato un filo più spesso per sottolineare meglio le righe su cui si sviluppa la scritta in corsivo, righe che in questo caso simulano quelle di un quaderno.
Viv

Resta con me

Elizabeth Strout, Resta con me, Fazi editore

Nell’America degli anni Cinquanta, Tyler Caskey, reverendo in una piccola comunità protestante del Maine, si trova a dover gestire il rigore degli inverni, la perdita di una giovane moglie molto amata ma inadatta al ruolo istituzionale, due figlie piccole, una madre giudicante e uno stuolo di parrocchiani volubili, inclini al pettegolezzo e alla maldicenza.

Inizialmente accolto dai fedeli con grande favore ed entusiasmo per le sue spiccate doti oratorie, per la sua empatia e capacità di ascolto, quando il lutto offusca il suo approccio fiducioso alla vita, facendo vacillare certezze che poggiavano su una istintiva adesione al sentimento religioso, il pastore si trova a fare i conti con il progressivo disamore dei suoi parrocchiani.
La fatica e il dubbio -come padre spirituale e come padre di due bambine- pesa sulla quotidianità di Tyler. Il suo dolore allontana i fedeli che cominciano a lamentare la qualità dei sermoni, la distrazione e la mancanza di coinvolgimento nei loro problemi personali, fino ad attribuirgli una relazione con una donna sposata.

“La gente è nervosa. Hanno bisogno di prendersela con qualcuno, specialmente quando fiutano la debolezza sotto la superficie di un uomo che credono forte”.

Il fatto che la primogenita Katherine, che frequenta la scuola dell’infanzia, si sia chiusa in un ostinato mutismo e, fuori dalle mura domestiche abbia un comportamento ostile è un ulteriore elemento destabilizzante che gli procura aspre critiche soprattutto da quegli educatori che, senza cercare di comprenderne le ragioni, reagiscono alle provocazioni della bambina sentendosi attaccati a titolo personale.

Il peso dell’indifferenza e la superficialità nello sguardo di chi ci vive accanto (“Ma qualcuno si accorgeva mai di qualcosa?”) è uno degli elementi chiave nella crisi tra la famiglia Caskey e la comunità parrocchiale tuttavia la complessità di sentimenti è tale da non dividerli grossolanamente in “buoni” e “cattivi”.
Non c’è giudizio nello sguardo dell’autrice, ciascuno porta in cuore la fatica del suo quotidiano e il peso delle sue imperfezioni, luci e ombre convivono e la meschinità, le ipocrisie e le inquietudini personali lasciano spazio a piccoli e inaspettati gesti di autentica fraternità. Elizabeth Strout scontorna alla perfezione quei piccoli dettagli da cui, a catena, si origina il mutare del sentire collettivo ma lascia un margine di redenzione scegliendo di mettere in scena un finale di speranza.

Al netto di una bella scrittura che abbraccia con la consueta armonia una collettività stratificata di personaggi ben delineati, sono convinta che la lettura di questo libro -il secondo romanzo di Elizabeth Strout- sia stata penalizzata dall’averlo scelto, non intenzionalmente, in un momento in cui avrei avuto bisogno di una finestra sulla spensieratezza più che sulla cupezza delle fatiche del vivere.
Non tutti gli incontri nascono sotto la stella migliore. 

Viv

Pochon bleu

Lo sapete, vero, che gli accessori hanno un potere quasi magico?
Avete in calendario matrimoni, battesimi o ricorrenze in cui sia richiesto un abbigliamento meno informale?

Beh, non è indispensabile acquistare un abito sempre diverso, a volte basta una nuova collana, una tiara in tessuto, un copri-spalle o una borsa con un pizzico di personalità per rinnovare un look.
Spesso è proprio l’originalità nella scelta degli accessori che fa la differenza: pezzi unici, fatti a mano come questo pochon blu.

Nato per completare un look elegante -io vedrei benissimo dei colori a contrasto- e perfetto con jeans, camicia bianca e sandali gioiello.
Voi come lo preferite?

Viv

Cicale

Colonna sonora delle giornate estive e gadget turistico sulle bancarelle dei mercatini, la cicala è il simbolo della Provenza.
Se state già socchiudendo gli occhi evocando quel frinire diffuso e cantilenante mi duole ricordarvi che non è sempre così piacevole.
Anzi, l’estate scorsa a Cassis mi è capitato di assistere a un fenomeno acusticamente inquietante che mi ha spinto a documentarmi visto che, per attraversare quel tratto di intenso cicaleccio, ho dovuto letteralmente coprirmi le orecchie con le mani.
Dunque, lo sapevate che il volume sonoro delle cicale può raggiungere i 90/100 decibel e che l’esposizione prolungata può causare danni uditivi? Parliamo di qualcosa di commisurabile al fischietto di un capostazione suonato senza soluzione di continuità, per dire!
Ecco, non la migliore delle compagnie, tanto che mentre mi affrettavo ad allontanarmi dall’epicentro di quel baccano guardavo le graziose villette lungo il percorso e ragionavo sul fatto che se una comunità di cicale decidesse di stabilirsi nel prato di fronte a casa, nemmeno Beetlejuice sarebbe più efficace nell’allontanarne gli occupanti.

In ogni caso cicale e Provenza vanno a braccetto perciò l’idea di trasformare il simbolo di questa regione in sacchettini per la lavanda è assolutamente vincente.
L’idea viene da qui, io ho fatto solo due piccolissime modifiche, una nella cucitura del corpo centrale che ho preferito incappucciare nella parte superiore e l’altra eliminando le perline “occhiute” poiché il mio modesto afflato per l’entomologia non mi fa amare gli occhi degli insetti nemmeno in versione stoffosa.

Progetto perfetto per utilizzare gli scampoli di tessuto o per bomboniere diverse dal solito.

Viv