Oggi prendo spunto dalle disavventure di questi due coniglietti per raccontarvi i dietro le quinte di un oggetto fatto a mano.
Il mio, come sapete, non è un profilo di vendita in senso stretto.
Quando qualcuno si innamora di uno dei miei lavori deve scrivermi, chiedere informazioni, insomma creare un contatto.
Ci vuole fiducia e buona fede da entrambe le parti.
Io metto sul piatto della bilancia il mio lavoro, le mie abilità, la cura per i dettagli e prima ancora il tempo per ascoltare le richieste, capire le intenzioni e i desideri, scegliere tessuti, trovare i ricami adatti, fare verifiche di fattibilità, creare ex novo un piccolo accessorio studiando misure ad hoc.
Un tempo invisibile, che non viene contabilizzato ma che fa parte del processo creativo e che, insieme a tutto il resto, rende unici i lavori fatti a mano.
Al netto di tutti i passaggi, l’entusiasmo di chi riceve un oggetto che soddisfa o supera le sue aspettative è di gran lunga il miglior carburante.
Poi capitano le volte in cui le persone si dichiarano “soddisfattissime!” quando ricevono le foto del lavoro ultimato salvo sparire senza dare spiegazioni al momento del pagamento e della spedizione.
Vero è che a questo punto della storia io non ho ancora spedito nulla ma se si tratta di qualcosa che ho realizzato su commissione, seguendo indicazioni precise nella scelta dei materiali e dei dettagli, quegli stessi materiali non sono più nella mia disponibilità di utilizzo.
Quindi in buona sostanza tutto si riduce ad un abuso del mio tempo, della mia buona fede e del mio denaro.
Ma la vita è troppo breve per attardarsi in malumori passeggeri e, a conti fatti, sono contenta che questi piccoletti non siano finiti nelle mani di qualcuno che non saprebbe prendersene buona cura.





Viv