L’ultima cosa bella sulla faccia della terra

Michael Bible, L’ultima cosa bella sulla faccia della terra, Adelphi

“Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba. Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto. Siamo i vecchi che avevamo giurato di non diventare.”

In una cittadina polverosa e sonnolenta nel sud degli Stati Uniti un adolescente disturbato si dà fuoco all’interno di una chiesa e causa la morte di venticinque persone. Scampato al tentativo di suicidio viene processato e condannato a morte.
Il romanzo è a tutti gli effetti una ricostruzione polifonica del trauma e dello smarrimento di un’intera comunità .

Dal carcere, negli ultimi giorni della sua vita Iggie si racconta in modo asciutto ed emozionalmente scarno. La sua testimonianza è dolente ma rassegnata e non esaurisce il mistero di un gesto che resta sospeso nella sua drammatica richiesta di attenzione.
Tutte le voci che si aggiungono in questo racconto corale, seppure legate da un filo comune, sono percepite come estranee le une alle altre, isolate in un contesto senza sbocchi in cui sembra inevitabile cercare conforto nella droga, nel sesso o nella superstizione religiosa.

Molte domande, poche risposte, una scrittura diretta che impacchetta un romanzo molto chiacchierato negli ultimi mesi ma che non mi ha conquistato a livello emotivo.
Ho cercato di capirne il motivo e credo stia nel fatto che le tematiche sono alla fin fine più di facciata che di sostanza e non mi pare aggiunga nulla ai molti romanzi già letti che affondano le radici nelle stesse atmosfere cupe e disilluse di certa provincia americana.

“Le tragedie tendono a seguire traiettorie simili. Uno schema con cui ormai abbiamo fin troppa dimestichezza. L’orrore del fatto. Brevi ore di confusione e lutto, seguite da giornate di rabbia. Settimane di indignazione. C’è chi dà la colpa alla violenza dei film e dei videogiochi. Chi dà la colpa alla malattia mentale. Fiori e preghiere, fiori e preghiere, fiori e preghiere. Raccolte di fondi. È ora di cambiare. Cortei, petizioni e discorsi. Poi niente. E ancora niente.”

In definitiva, per sopravvivere agli urti della vita ci si aggrappa alla bellezza insita nelle piccole cose, come l’ultima fioritura di un albero di corniolo che si intravede dalla finestrella del carcere, l’ultima cosa bella sulla faccia della terra, per l’appunto.
Il titolo, bisogna ammetterlo, è molto bello.

Viv

4 pensieri riguardo “L’ultima cosa bella sulla faccia della terra

  1. Non ho mai sentito parlare di questo romanzo ma per fortuna ci sei tu così sempre attenta alle novità editoriali. Leggo che non ti ha convinto fino in fondo, per quanto mi riguarda mi pare una tematica che in questo momento non so se saprei affrontare con lo spirito giusto, però le citazioni che hai scelto sono davvero molto convincenti. In particolare quel periodo all’inizio del post prelude a una scrittura particolare e molto di effetto, devo dire che mi ha colpita. Grazie cara, buona giornata a te!

    1. La scrittura è indubbiamente bella e curata, se mai lo leggerai mi dirai del resto. Adelphi è sempre una garanzia ma poi ci siamo noi lettori e il nostro personalissimo filtro. Buon lunedì!

  2. Ciao Viviana, se ne era parlato infatti fra noi di PdR ma quelli che l’hanno letto ne hanno tratto delle impressioni simili alle tue per cui l’ho scartato. Sto leggendo invece, con grande piacere, L’ottava vita, che ricordo ti era piaciuto!

    1. Mi consolo, perché mi trovo spesso allineata con voi e leggendo mi ero sentita un po’ sola dal momento che ne avevo sentito parlare entusiasticamente. L’ottava vita mi ha conquistato dopo un inizio in salita, come tanti romanzi molto lunghi avrebbe forse potuto essere un po’ alleggerito in alcuni punti ma resta un gran bel libro. Buona lettura!

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