Acciaio

Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli

”Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non sfogliare i giornali, non leggere i libri, e va bene così?”

Anna e Francesca, classe 1987.  Due amiche per la pelle nell’estate della terza media, la prima in cui ci si sente “grandi”.
Nelle prime pagine le spiamo attraverso le lenti di un binocolo mentre corrono e giocano sfrenatamente con i coetanei maschi sulla spiaggia di fronte a casa.

Dietro di loro i caseggiati fatiscenti di un quartiere degradato, in un paese in cui la vita di tutti ruota attorno all’acciaio e allo stabilimento della Lucchini che dà lavoro alla gran parte della popolazione maschile. Uomini che grondano fatica e sudore, con la polvere di metallo che si annida sotto la pelle, che fin da giovanissimi tra un turno massacrante e l’altro scappano in locali equivoci per assaporare la libertà, stordendosi di droga, velocità e sesso facile.

Detto così sembrerebbe il regno degli stereotipi ma tra le pagine di questo libro si respira autenticità, a partire dal linguaggio crudo dei bassifondi, turpiloquio incluso, e dalla prosa asciutta.

In questo ambiente di povertà e di espedienti Anna e Francesca diverse ma entrambe bellissime, saggiano il loro fascino acerbo sbattendo in faccia al mondo le loro curve appena nate, la loro voglia di prendere a morsi la vita, il potere invincibile di quel loro sodalizio, talmente esclusivo da sfiorare l’attrazione saffica.
Una più studiosa avviata verso il liceo classico, l’altra ammaliata da un futuro come velina, devono fare i conti con i primi amori dirompenti. Si avvicinano fino a scottarsi, si allontanano bruscamente e finiscono per ritrovarsi in nome di una sintonia che va al di là delle definizioni e lascia comunque spazio all’incerto.

A tiro di sguardo eppure lontanissima si staglia l’Elba con le sue spiagge alla moda e il turismo della borghesia bene. Solo quattro chilometri a nuoto la separano dall’acciaieria e dal suo rombo continuo, e tuttavia l’Elba resta un simbolo, un miraggio che ha dell’irraggiungibile per chi vive una quotidianità precaria, fatta di lavori mal pagati, di androni sporchi che puzzano di latrina e di famiglie disagiate, chi con un padre possessivo e manesco -quello del binocolo per l’appunto- chi con un padre delinquente che gioca a rimpiattino con le forze dell’ordine. Le mogli dal canto loro tacciono e sopportano. Anche quelle in cui si muove un debole spirito di emancipazione alla resa dei conti sono solo donne che accettano con rassegnazione il loro destino di miseria e i loro uomini da poco.
Eppure nei protagonisti di questo romanzo si avverte un fortissimo legame con la loro terra, una voglia di riscatto che non passa necessariamente per la fuga.

In tutto questo, all’ombra dell’alto forno della Lucchini, la tragedia reclama il suo pegno di sangue e non si può dire che la cosa colga il lettore impreparato, dal momento che sin dall’inizio la presenza incombente della fabbrica e l’insistenza sul linguaggio tecnico delle fasi di lavorazione sono avvertite alla stregua di un presagio di morte.

L’unica nota stonata -ma non è la prima volta che mi capita di fare questa considerazione durante la lettura di un romanzo- è l’inserimento della notizia del crollo delle Torri Gemelle che ai miei occhi è suonata una volta di più del tutto posticcia, non necessaria nell’economia del racconto. 

Viv

6 pensieri riguardo “Acciaio

  1. Credo che sia difficile inserire un evento storico all’interno della trama di un romanzo se, come sottolinei, non è correlato in qualche modo alla storia. Non conosco per niente questa autrice e dalla tua recensione mi sembra che si sviluppi sul filo delle inquietudini, quell’isola che è meta sognata e irraggiungibile mi pare poi una splendida metafora di molte situazioni diverse. Baci cara, buona giornata!

    1. Il libro è un bello spaccato dell’ambiente e i personaggi sono credibili. Riguardo all’11 settembre io ho sviluppato una personale idiosincrasia verso i romanzi che citano l’evento e lo inseriscono senza che ci sia una reale necessità nella storia. Forse è un’ipersensibilità mia… bacioni !

  2. un libro che è stato molto pubblicizzato e io diffido sempre dei lanci editoriali così spinti e proprio quel titolo così crudo, acciaio, me ne ha sempre tenuto lontana. Prima o poi…

    1. Me ne sono tenuta a distanza anche io per molti anni più o meno per le stesse ragioni. Avevo anche la copia cartacea prestata lì ferma sullo scaffale e alla fine ho finito per leggerlo quando kindleUnlimited l’ha inserito nelle letture gratuite. Devo dire che non mi sono pentita.

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