Attentato

Amélie Nothomb, Attentato, Voland

Nessuno dovrebbe essere autorizzato a parlare della bellezza, solo i brutti.

“Attentato” è una fiaba moderna che attinge implicitamente ed esplicitamente all’amore di Quasimodo per Esmeralda con un protagonista dalla bruttezza fuori dal comune e dalla personalità non meno inquietante.

Epiphane Otos cresce imparando a fare del suo aspetto fisico mostruoso un vanto e un motivo di scandalo, si diverte con una sorta di voluttà maligna a osservarsi riflesso nel disgusto altrui e, abituato da sempre a suscitare ribrezzo e timore, non può che innamorarsi perdutamente di Ethel che dal primo istante gli riserva la gentilezza di un comportamento amichevole e senza forzature.

Era come se lei non si fosse accorta dello scandalo che incarnavo. Fosse stata ‘solo’ sublime l’avrei già amata, perché nessuna bellezza mi era mai piaciuta a quel punto. Ma a questo si sommava il miracolo della sua cecità, che mi rendeva pazzo di lei.

Ethel, per contro, bellissima e idealizzata dal sentimento ossessivo di Epiphane, nell’immaginario di lui recita un ruolo di cui è inconsapevole poiché non solo non corrisponde il suo amore ma nemmeno lo sospetta.
Epiphane diviene suo amico d’elezione, ricettacolo delle sue confidenze amorose, in particolare della passione mal riposta per un artista pusillanime e volgare che nei fatti non la merita.
L’equilibrio si rompe nel momento in cui la Bestia, infiammata dalla gelosia, dà voce ai suoi sentimenti per la Bella.

Nel mentre la narrazione si attarda sul concetto di bellezza e sulle storture di cui, chi più chi meno, siamo vittime.
Attraverso il suo protagonista, che è uomo straordinario per bruttezza quanto per provocatorietà, Amélie Nothomb sbeffeggia i luoghi comuni, come la tesi che vorrebbe la bellezza femminile accompagnarsi alla stupidità e quella maschile ad un animo nobile e gentile.
Scardina gli stereotipi chiedendosi per qual motivo dovremmo considerare peggiore una bella donna che respinge un uomo brutto fermandosi al suo aspetto fisico rispetto ad un uomo brutto che si invaghisce dell’involucro di una donna bellissima. Non si sono forse fermati entrambi all’apparenza?
Denuncia l’ipocrisia che vorrebbe fingessimo di ignorare quanto l’apparenza pesi nei nostri giudizi e sia merce di scambio a tutti gli effetti.

C’è qualcosa di indigesto riguardo alla bellezza: tutti si trovano d’accordo nel dire che l’aspetto esteriore ha poca importanza, è l’anima che conta, eccetera. Siamo alle solite, si continua a esaltare l’apparenza e a ignorare gli aborti della mia specie. Così le persone mentono. Mi chiedo se ne sono consapevoli. È questo che mi irrita: l’idea che mentano senza saperlo.

Epiphane stesso usa il suo aspetto come leva per ottenere un impiego nel campo della moda poiché la sua deformità farà risaltare per contrasto la bellezza eterea delle modelle e queste ultime dal canto loro si incapricciano di sedurlo mettendo sul piatto la loro avvenenza come moneta di scambio al fine di soddisfare la loro curiosità morbosa.
L’aspetto esteriore, sembra dirci l’autrice, è un valore, che ci piaccia o meno, ma come afferma per bocca di Ethel la bellezza dovrebbe essere soggettiva, libera dalle norme imposte dalla moda o, come sottolinea con la voce di Epiphane, dalla schiavitù della chirurgia estetica.

Non ne facevo una questione morale, ma un problema metafisico: fino a che grado di metamorfosi si resta sé stessi? La sola certezza che abbiamo di fronte alla morte è la scomparsa dell’involucro carnale. Che siano il bisturi o i vermi a incaricarsene, forse non fa differenza.

Come si intuisce facilmente, il personaggio di Epiphane è tutt’altro che un bestione rozzo, bensì una figura complessa e sfaccettata, fine conoscitore della lingua, capace, come Cyrano de Bergerac, di infiammare attraverso i suoi scritti ma é al contempo un uomo in cui il sentimento d’amore oscilla pericolosamente dall’adorazione della creatura angelicata al desiderio di possesso distruttivo.

In ultima analisi, come sempre, i libri di Amélie Nothomb non sono mai solo la somma delle parole scritte.

Viv

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