Claire Lombardo, Mai stati così felici, Bompiani
Corposa saga familiare, il cartaceo sfiora le 670 pagine, ambientata nei sobborghi di Chicago a partire dagli anni Settanta, che ruota integralmente intorno ai coniugi Sorenson e alle loro quattro figlie. Dal punto di vista strutturale il racconto si muove su più piani temporali, cambiando di continuo il punto di vista e annettendo progressivamente quei tasselli che andranno a completare il quadro di insieme, motivo per cui i primi capitoli risultano meno immediati.
David e Marilyn si sono sposati poco più che ventenni. Medico lui e madre e imprenditrice -ma solo in un secondo momento- lei, e hanno consumato il loro primo amplesso all’ombra di quel ginko le cui foglie campeggiano in copertina e che ritorna nel racconto a sottolineare l’unione tra i due, unione caratterizzata da un’affettività molto fisica che non è mai scemata con gli anni.
I Sorenson malgrado le loro imperfezioni incarnano la coppia perfetta che attraversa le difficoltà e le inevitabili secche di ogni matrimonio senza mettere mai veramente in discussione il loro legame.
“Con alti e bassi” si schermisce la madre quando le figlie ormai adulte le fanno notare quanto il loro rapporto costituisca un traguardo inarrivabile ai loro occhi.
“(…) siamo tutte emotivamente immature perché tu e papà vi volete più bene di quanto ne volete a noi” accusa Wendy e Liza addolcisce “quello che c’è tra voi ci ha dato un’infanzia meravigliosa ma (…) è un livello impossibile da raggiungere quando sei adulto”.
Di una cosa si è certi osservando dall’esterno le figlie dei Sorenson ed è che, per quanto siano donne fatte con vite indipendenti, non hanno ancora dismesso le dinamiche accusatorie dei figli e sembrano non rendersi conto di quanto impegno e sacrificio sia occorso ai genitori per conservare quella stabilità emotiva e sentimentale.
“A ventinove anni Marilyn era diventata così saldamente, irrevocabilmente mamma di tre bambine che non c’era spazio per nient’altro, e anche se quello spazio ci fosse stato non c’era nient’altro perché lei non aveva mai potuto scoprire nessuna delle sue altre identità prima della nascita delle loro figlie”.
Se è vero che il malessere e la fatica dei genitori resta nascosto ai figli dietro la banalità dei riti quotidiani, la stessa cosa può dirsi nel senso opposto perché anche Marilyn e David hanno accesso alle sofferenze delle figlie solo marginalmente.
Infatti, al netto della competizione tra sorelle, le ragazze Sorenson tendono a sbrigarsela tra loro anche quando si trovano in situazioni borderline e soprattutto Wendy e Violet, che hanno solo un anno di differenza hanno un rapporto intenso e molto contrastato.
Ciascuna porta nel racconto il suo carico di malesseri e contraddizioni e non è un caso che l’autrice, che ha lavorato come assistente sociale, si focalizzi sulle dinamiche interpersonali e sulla maternità di cui ciascuna figlia – eccetto la “piccola” Grace che resta piccola al di là del riscontro anagrafico- riflette aspetti diversi.
Grace fa storia a sé, come molti figli nati tardivamente che non riescono ad agganciare i vagoni di testa e si percepiscono figli unici, fanalini di coda tagliati inevitabilmente fuori da quella ridda policromatica di aneddoti che formano lo zoccolo duro dei ricordi di famiglia.
“(…) la sua famiglia scivolava sui binari di ricordi di eventi ai quali lei non era stata presente”.
In tutto ciò un segreto, tutt’altro che irrilevante, fa da catalizzatore per gli eventi che si svolgono nel presente.
Tra tanto materiale umano il grande assente di questo romanzo è la contestualizzazione storica e geografica, cosa che, se di per sé non penalizza la lettura, certamente impoverisce la struttura del racconto che finisce con l’avvitarsi a spirale unicamente intorno alle vicende dei protagonisti.
Direi che questo è il punto di forza e al contempo di debolezza del romanzo e poiché ho letto che ne faranno una serie tv, vedo arrivare a grandi passi la temibile deriva “This is us” al quale questo romanzo è stato accostato dai più e che, mi perdoneranno gli affezionati, ho trovato insopportabile dopo pochi episodi.
Viv
Mi hai veramente incuriosita, soprattutto mi pare insolito che manchi la contestualizzazione storica e geografica… ma la trama e il contesto e la recensione da te scritta suggeriscono che si tratti di una lettura avvincente.
Applauso anche alla copertina che trovo piacevole e raffinata! Grazie Viv, un bacione!
L’ho scoperto tramite i consigli di @nuvoledinchiostro (dovrei controllare ma forse ha anche un blog). Lavora in una casa editrice e i suoi consigli sono sempre di qualità. Questo romanzo ha un’impronta molto americana, personalmente ho preferito altre saghe (per es. i Cazalet, ma so che non ti hanno convinta per cui forse ti sto depistando) ma è comunque una lettura estremamente scorrevole malgrado la mole.
I Cazalet li avevo appena iniziato e poi persi subito di vista ma non ho rinunciato a leggerli, anzi vorrei provarci… questo è un libro che non avevo mai sentito e lo trovo proprio interessante!
Ciao Viv, mi hai incuriosito; e poi mi piacciono i romanzi sostanziosi… buona serata!
Buon serata a te! ☺️