John Grisham, Io confesso, Mondadori
Gli ultimi giorni di Donté Drumm, giovane di colore ingiustamente condannato per lo stupro e l’omicidio di una coetanea bianca nello stato del Texas.
A poche ore dall’iniezione letale il vero colpevole, stupratore seriale e patologico, confessa il delitto ad un parroco luterano del Kansas e si apre una corsa contro il tempo nel tentativo di fermare l’esecuzione.
Grisham costruisce un legal thriller corale, un atto di denuncia contro l’illegittimità della pena di morte e le storture di un sistema politico, schiavo di logiche di potere che privilegiano i sondaggi elettorali alla giustizia.
Sul piano letterario il limite più evidente sta nel manicheismo dei personaggi: i buoni sono buoni e i cattivi sono cattivi -e razzisti- secondo stereotipi monodimensionali.
Inoltre nel finale si evidenzia un non sequitur psicologico relativamente ai motivi che avrebbero spinto il vero colpevole ad autodenunciarsi: un uomo che tace per nove anni ed esce allo scoperto per alleggerirsi la coscienza sapendo di avere una malattia terminale, non è verosimile qualora l’assunto si riveli falso.
Da oltre un decennio evitavo Grisham, diciamo per saturazione.
Questo romanzo è scorrevole seppure non trascinante ma l’argomento è di quelli che fanno riflettere e l’autore, come sempre, confeziona un prodotto in grado di soddisfare i suoi numerosi lettori.
Devo dire di aver trovato inutilmente presuntuoso che, nelle note di chiusura, scusandosi per le eventuali imprecisioni, si faccia premura di disincentivare i lettori dal segnalarle. Il fatto che dichiari con solare schiettezza di snobbare il lavoro di ricerca lascia una perplessità amara a fronte della scelta di un tema così controverso.
Nel merito, sociologi di chiara fama si sono dottamente espressi. Molti sono i rischi di abusi della pena capitale e altrettante le falle del sistema penitenziario.
Personalmente ritengo che vivere come un indennizzo la sottrazione della vita di un uomo sia pure colpevole e recidivo non possa perfezionare l’umanità delle vittime e di chi commina la sentenza.
Non credo nella redimibilità a tutti i costi ma nulla riequilibra torti gravi quanto quelli che dovrebbero portare ad un’esecuzione capitale e l’unico vero interesse -non parlo a livello rieducativo ma semplicemente in termini di giustizia umana- dovrebbe essere il garantire la sicurezza sociale.
Inammissibile la pena di morte quanto l’incertezza della pena.
Viv
Concordo sulla tua riflessione. Quanto al libro non ho mai letto questo autore, è un po’ fuori dal mio “solito”. Buona giornata!
Buona giornata anche a te!
🙂
Ho letto questo libro e non l’ho trovato granche’. Purtroppo Grisham, come tutti, ha dei libri no! Poi quello dei condannati nel braccio della morte e’ uno dei cavalli di battaglia di Grisham. Insieme al football e al baseball… Devo ancora leggere Calico Joe. L’hai letto tu, voracissima divoratrice di pagine? 🙂
Cara Rita, mi prendi in castagna… Me ne mancano parecchi di Grisham, a un certo punto mi ha un po’ stancato ed ora lo leggo col contagocce. Andrò a curiosare in rete 😉
Io non ho mai letto nulla di Grisham. Che sia il caso di iniziare?
Mah, io lo leggevo sempre durante le vacanze al mare…
Nell’era pre-readers mi portavo valanghe di libri che terminavo invariabilmente prima del tempo e poi “raspavo” dai libri del marito…Grisham, per l’appunto ed altri thriller di fantapolitica che leggeva all’epoca 😉
L’era pre-readers!
Una delle cose migliori che abbia mai fatto è stato proprio l’acquisto del kindle lo scorso dicembre
Trovo i romanzi di Grisham perfetti come trame per i film e infatti ho visto molte le trasposizioni sul grande schermo, Il rapporto Pelikan era geniale, teneva lo spettatore incollato alla sedia. E così il socio, e questo è l’unico libro di Grisham che ho tentato di leggere…me l’ero pure comprata io, ma ho abbandonato la lettura, non mi piace il tipo di scrittura.
Particolareggiata e puntuale, come sempre, la tua recensione di un libro che tratta un tema doloroso e importante, che certo fa molto discutere.
Arriverà il film, ne sono più che certa.
L’impressione è che alcuni autori scrivano sostanzialmente pensando alla traposizione cinematografica. Aspettiamo il film…
Che dire… sia con le recensioni, sia con ago e filo sei perfetta. E sulla pena di morte la penso come te.
Mi fa piacere 🙂 è un tema su cui è facile essere fraintesi…
Uh! John Grisham lo conosco! E mi piace molto anche se a volte lo trovo un pò…. come dire… scontato? Posso dirlo o mi aizzano contro tutti? Un pò è così per me. La pena di morte? E’ un discorso troppo lungo. Troppo importante. Ma questa tua recensione è bellissima, come sempre.
Grisham è l’equivalente maschile del chick lit femminile: buon intrattenimento ma a volte un po’ costruito a tavolino…