Pieno giorno

J. R. Moehringer, Pieno giorno, Piemme

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Biografia romanzata di uno dei più famosi rapinatori di banche della Depressione americana raccontata dalla penna che ha firmato l’ormai celebratissimo bestseller sulla vita di Agassi.
Willie Sutton, classe 1901, fece delle rapine un’arte creativa e per molti aspetti divenne una figura quasi leggendaria, amato come un eroe popolare e temuto come un maestro del crimine. Abile trasformista era stato ribattezzato dai giornali dell’epoca “Willie l’attore” e le sue foto segnaletiche erano diffuse in tutta New York.
Introverso e romantico, si faceva vanto di non aver mai sparato un colpo durante le sue rapine e di non aver mai tradito un compagno.
Braccato dall’FBI, evase tre volte dalle carceri nelle quali era stato rinchiuso e tre volte fu ricatturato.
Nel giorno di Natale del 1969, primo della scarcerazione definitiva per motivi di salute, Willie concesse un’intervista esclusiva ad un giornale ripercorrendo i luoghi chiave della sua vita.

Da questo spunto parte il racconto di Moehringer che riempie i vuoti e ne ricostruisce il percorso facendo la tara ai racconti apocrifi che alimentano la leggenda e scandagliando i memoriali contraddittori lasciati dallo stesso Sutton.
Ne esce il ritratto di un uomo controverso, un delinquente newyorkese dei bassifondi, figlio della crisi e della fame, mosso dal bisogno, dall’adrenalina del crimine e dall’amore per la sola donna che non dimenticherà mai, motore del suo primo furto.
Un uomo solitario e solo, emotivamente instabile, fumatore incallito, amante della letteratura, senza rimorsi e con molti rimpianti.

Moehringer ha una scrittura asciutta e coinvolgente che restituisce colore e vivezza ad ogni episodio. Nessuna pretesa di certezza, nessuna verità assoluta ma un ritratto che gioca con le luci e con le ombre di un uomo pieno di chiaroscuri, che si racconta come un gentiluomo e ama il crimine come un delinquente.

Il giornalista che trascorre con Sutton il primo giorno di libertà, dà voce alle conclusioni di Moehringer e sposa la teoria che “Sutton abbia vissuto tre vite separate. Quella che ricordava lui, quella di cui parlava agli altri e quella vera.”

Inclinazione semi patologica alla schizofrenia che ho riscontrato di persona in molte situazioni reali e sulla quale sarebbe interessante aprire un ampio dibattito.

Viv

19 pensieri riguardo “Pieno giorno

  1. Eccolo, aspettavo la tua recensione e a quanto leggo Moehringer non tradisce il suo stile, semba uno di quei libri che tiene incollata alla lettura.
    Mi ispira molto, il soggetto e la trama sicuramente contribuiscono a fare di questo libro un romanzo dal ritmo sostenuto, lo leggerò!
    Bacioni cara, grazie di questa chicca!

    1. Il ritmo non è incalzante ma la lettura è veramente scorrevole e riesce a rendere vivo il racconto del protagonista che si alterna al presente e al passato. Penso potrebbe piacerti, in ogni caso la penna c’è. Bacioni

  2. Davvero sono tre vite? Forse quella vera non esiste…la vita in fondo e’ come la percepiamo ogni giorno, come la ricordiamo e come la raccontiamo. Marquez diceva…viverla per raccontarla. Bella come al solito, Viv

    1. I ricordi di per se stessi falsano il dato oggettivo ma il dato esiste a prescindere. A noi di non mistificarlo fino a snaturare la realtà a danno altrui. Ma che te lo dico a fare? Sai perfettamente come la penso e che in modi diversi diciamo le stesse cose 😉 a volte dei ricordi ritoccati ci salvano la vita e chi sono io per negarlo?

    1. Non so se ti consola ma qualche giorno fa è morto il computer di mia figlia dopo soli tre anni dall’acquisto…da ricomprare. È un periodo difficile anche da noi per quanto riguarda elettronica ed elettrodomestici in generale, sembra sia in atto una rivolta collettiva… Bacioni!

  3. Che strano che le edizioni Piemme hanno pubblicato un libro così, io, francamente, non ho interesse per la vita dei delinquenti, anche se celebri. Mi piacerebbe leggere la vita di persone anonime che, nel loro piccolo, hanno contribuito a rendere migliore il posto in cui vivevano. Diciamo una delle tante nonne o bisnonne che con il loro amore, il senso del dovere e un cuore veramente grande hanno sostenuto le loro famiglie nei momenti più difficili per poi scomparire nell’anonimato. Chissà quante saranno partite dall’Italia, analfabete, per trasferirsi in un paese sconosciuto e lì hanno lottato per dare serenità, affetto, e sostegno a tutta la famiglia. E’ da molto che ci penso a queste donne che non hanno un posto nei libri di storia, ma che sono il sostegno della società. Chissà quante ce ne saranno in ogni paese, in ogni comunità, soprattutto all’interno delle comunità di immigranti…

  4. Anch’io, a dire il vero, non sono molto attirata da un simile personaggio, anche se scriverne o leggerne la vita non è certo approvarne il comportamento. A Marina, che forse lo conosce già, suggerirei l’autobiografia di Mary Higgins Clark, in cui risalta la tenace volontà di una giovane vedova con 5 figli, lei stessa, che si alzava ogni mattina ben prima dell’alba per scrivere prima di andare al lavoro.
    Al di là dei gusti personali per i protagonisti devo dire che sono stata attirata più volte dalla biografia di Agassi che, a quanto pare,insegna molto su cosa è preferibile non fare coi figli. Prima o poi me lo scarico.
    Grazie Viv: sei sempre molto precisa e analitica nelle tue recensioni e, cosa che apprezzo molto, così semplice e chiara.
    Bacioni!

    1. In un certo senso persino le altre hanno una certa intrinseca verità, personalmente però non sopporto bene chi non riesce a distinguere nelle cose che contano. Buona giornata Pani, ho visto le tue belle foto “spagnole” su fb. Posso sperare in un post?

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